Divina commedia

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Calcio

Divina commedia

Il recente esonero di Claudio Ranieri da allenatore del Leicester ha dimostrato che anche le storie più belle, più incredibili, più leggendarie possono finire male, senza una fine degna della trama. Si è detto tanto, tantissimo su questa vicenda, puntando il dito prima su una società poco coraggiosa, che ha preferito cambiare invece di dar fiducia ad un uomo che ha scritto la storia del club, e poi sui giocatori, rei di aver scaricato il proprio allenatore e di averci giocato “contro”.
Diciamo le cose come stanno. Il calcio, purtroppo, è così: se i risultati non arrivano, il primo a pagare è l’allenatore. E, a quanto pare, poco importa se sia colui che ti ha portato a vincere la Premier League compiendo un’impresa inimmaginabile.
Ranieri si è trovato in una situazione difficile da gestire anche per un uomo di calcio esperto come lui; si è trovato in un purgatorio calcistico, tra il paradiso dello scorso anno e l’inferno della Championship all’orizzonte, un Dante solitario che ha dovuto affrontare un percorso sempre più in salita.

Come si dice nel gergo calcistico, Claudio Ranieri aveva “perso lo spogliatoio”. I cambiamenti di formazione e tattica, nel tentativo di fermare il declino che ha portato il Leicester ad un punto dalla zona retrocessione, gli avevano fatto perdere la fiducia dei giocatori, scrivono i giornali inglesi. Gli stessi giornali che indicano che anche la squadra ha qualche responsabilità sul licenziamento, con un crescente scontento verso l'uomo che appena nove mesi fa aveva guidato le Foxes ad un'inaspettata gloria, smentendo quotazioni dei bookmaker di 5 mila contro uno, ossia vincendo la più grande scommessa nella storia del calcio.

Arriviamo al punto: è possibile che i calciatori giochino “contro” il proprio allenatore? Quello del Leicester pare un esempio abbastanza chiaro. Nel 2017 con Ranieri, cinque sconfitte consecutive in campionato, un solo punto nelle ultime sei partite di Premier, più l'eliminazione in Coppa d'Inghilterra contro il modesto Millwall con una rete subita al 90°. Nella prima partita dopo l’esonero, invece, grande prestazione contro il Liverpool e vittoria per 3-1. Mattatori della serata? Vardy e Drinkwater, due dei giocatori-senatori che secondo i media giocavano “contro” l’allenatore e che si erano impuntati perché venisse mandato via. Sembra, infatti, che erano proprio i giocatori protagonisti della grande cavalcata dello scorso anno a volere la testa di King Claudio. A sostegno e conferma di questa tesi, poi, sono arrivati i risultati successivi, sotto la gestione di Craig Shakespeare, che ha preso il posto di Claudio Ranieri, almeno a fine stagione. Con l’inglese in panchina, infatti, le Foxes sono uscite dalle acque bollenti dei bassifondi della classifica della Premier e sono riuscite nell’impresa di qualificarsi ai quarti di Champions, rimontando la sconfitta subita a Siviglia per 2-1 (l’ultima di Sir Claudio) vincendo 2-0 al King Power Stadium. Un altro capitolo di una storia che è sempre più fuori dall’ordinario, sia nel bene che nel male.

Un altro caso simile è quello dell’Inter di inizio stagione, targato Frank De Boer. L’olandese non era riuscito a prendere le redini dello spogliatoio e ad entrare in sintonia con i propri giocatori. Il campo, poi, ha parlato, dimostrando che la squadra non era con il tecnico. Dopo l’avvicendamento in panchina, con Pioli le cose sono cambiate decisamente in meglio, soprattutto perché l’allenatore ex Lazio ha fatto breccia nel cuore dei giocatori. Prima di Pioli, si vedeva chiaramente come questi non fossero loro stessi e giocassero con sufficienza, come se non gli importasse la causa.

Ma è possibile, quindi, che un professionista si comporti così? I maliziosi dicono di sì, anche se tanta gente sostiene che è una cosa impensabile che un giocatore si schieri “contro” il proprio allenatore per farlo esonerare.

Si ringrazia il portale Calcioscout per l'articolo, che potete trovare anche su Facebook e sul proprio canale ufficiale youtube.

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